Incontro con Pierre Buraglio

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Lui, è un soldato, perché la vita è una lotta. È come quella collina che bisogna scalare, è come queste croci che bisogna vivere e superare.
Voglio credere che questo soldato è colui che, nel Vangelo e nella vita, riconoscerà presto l’uomo appeso al legno, questo fratello d’arma, e si inginocchierà davanti al mistero di una vita che non finisce.
Voglio credere che questo segno, lassù sulla collina, ci apra un cammino di libertà e di perdono. Che è quest’albero nuovo che viene a soppiantare quello della condanna, perduto in mezzo al Giardino.
Voglio credere che vita è come questo sentiero, mai rettilineo, che passa per la croce del buono e del cattivo ladro. È quella caratteristica che non smette di esaurirsi nel vuoto.
Ecco lo schizzo della stazione IV della Via Crucis che Pierre Buraglio offrirà alla Chiesa della Trinità dei Monti alla fine di quest’anno e in vista del grande Giubileo del 2025.
Fra Renaud Escande, o. p.
In attesa della realizzazione della Via Crucis per la Chiesa della Trinità dei Monti, Pierre Buraglio ci offre lo schizzo della stazione IV Salita verso il Golgota, esposta fino al giugno 2024, nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, sulla palizzata della Cappella del Crocifisso in corso di restauro. Abbiamo incontrato l'artista che ci racconta la sua Via Crucis molto contemporanea.
Perché ha accettato di fare la Via Crucis della Chiesa della Trinità dei Monti?
Pierre Buraglio. Innanzitutto perché mi iscrivo nella cultura giudaico-cristiana e, come pittore, nella lunga filiazione degli plastici che hanno lavorato sui grandi temi dell'iconografia cristiana. Noi, pittori e scultori abbiamo da sempre in mente, come su uno schermo, centinaia di Via Crucis e siamo partecipi di questo. Faccio questo lavoro con ragione, senza la Fede ma con la buona conoscenza dei testi, e con sensibilità e rispetto.
Inoltre, una Via Crucis, che appartiene al cattolicesimo popolare, offre l'opportunità di raccontare, attingendo ai Vangeli, una parte della storia di Gesù. Questo racconto permette di evocare il mondo e gli uomini nella loro sofferenza. Cristo, questo Rabbi galileo, è un giusto, condannato dalle autorità religiose, Erode e l'occupante romano.
Incarna la sofferenza universale.
Pensa che il racconto della Via Crucis sia attuale?
P.B. Sì, questo racconto è attuale perché permette di comprendere la sofferenza di un uomo dandogli un carattere universale.
C'è questa interessante idea che Cristo non muore per niente e questo è universale. I deportati sopravvissuti dei campi hanno detto: «Speriamo di non aver sofferto per niente». Questa sofferenza si trasforma in qualcos'altro.
Vi si può vedere una risonanza tra alcuni dei protagonisti della Via Crucis e la Storia: Simone di Cirene, uomo del popolo, aiuta Cristo a portare la sua Croce, e una giovane donna, Veronica, le asciuga il volto insanguinato e sudato. È un discorso profondamente cristiano «non piangete perché sto per risorgere» può essere reso universale da «non piangete, perché non muoio per niente».
Il resistente Missak Manouchian scrive, nella sua ultima lettera alla moglie «e ti dico di vivere ed avere un figlio».
Sono felice di essere confrontato ad una richiesta per una Via Crucis, con tutti i vincoli che questo comporta. Quando ero professore alle Belle Arti di Parigi, ho sempre sostenuto che i vincoli erano una fortuna. Abbiamo bisogno di un quadro. La famosa libertà di cui si è reclamati nell'arte moderna è illusoria.
Quali vincoli si è imposti per questa Via Crucis?
P.B. L’argomento è il primo vincolo, con il substrato dei Vangeli di Giovanni, Luca, Marco e Matteo.
Poi mi sono dato la costrizione plastica di un lavoro bicolore: un blu oltremare e un nero per drammatizzare.
Perché il blu ?
P.B. Studente alle Belle Arti, si notava già una dominante di blu nei miei quadri. Si seguito c'è stato l'incontro con il blu della pittura occidentale, da Giotto a Matisse... Poi si è stabilito un rapporto tra il blu e il mio vissuto, con i miei assemblaggi di 4 mq di pacchetti di Gauloises bleues (che fumavo), un blu molto singolare. con le buste amministrative, anch'esse blu all'epoca. Ho anche avuto l'opportunità di fare un progetto di vetrate blu per la Cappella di Saint-Germain-des-Prés1.
Quali materiali utilizza?
P.B. Il mio lavoro è autobiografico e l'incontro con i materiali è tutta la mia vita. Nonostante una formazione molto classica, ho rapidamente sostituito la carta e la tela con altri materiali come pacchi di Gauloises, buste, portiere di 2CV, porte di HLM..
Per questa Via Crucis uso lamiera smaltata, che è anche legata alla mia storia. Fin dall'infanzia, i cartelli della metropolitana parigina che ricordavano le ceramiche dei Fiorentini, dei Della Robbia, mi abbagliavano.
Ho realizzato una Via Crucis per la Cappella di Saint-Symphorien1 e la Croce della Chiesa di Sainte-Claire-d'Assise, porta di Pantin a Parigi2. Per quest'ultima, mi sono ispirato alla poesia e alla musica di Guillaume de Machaut «La mia fine è il mio inizio».